Valutazione Mino Maccari
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Biografia
Mino Maccari, nato a Siena il 24 novembre 1898 e scomparso a Roma il 16 giugno 1989, è stato uno dei più importanti esponenti della cultura italiana del Novecento. Figlio di una famiglia della piccola borghesia senese, fin da giovane si distinse per una spiccata intelligenza visiva e una forte propensione per il disegno, in particolare con il carboncino. Nonostante il padre, professore di lettere, lo avesse indirizzato verso studi umanistici, Maccari si laureò in giurisprudenza a Siena nel 1920, ma la sua vera passione rimase sempre la pittura e l’arte grafica. Durante la Prima Guerra Mondiale, partecipò come ufficiale di artiglieria di campagna e nei lunghi mesi in trincea coltivò la sua arte, ritraendo i compagni d’arme e modellando piccole figure in terra.
Dopo la guerra, Maccari iniziò a lavorare come avvocato, ma ben presto abbandonò la carriera forense per dedicarsi completamente all’arte e al giornalismo. Dal 1924 si impegnò attivamente nella stampa, curando la rivista «Il Selvaggio» insieme a Longanesi e trasformandola in una piattaforma ironica e colta, aperta a interventi di grande valore artistico e letterario. Collaborò con personalità di spicco come Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Viani e Semeghini. Negli anni Venti e Trenta, Maccari si affermò come grafico, incisore e pittore, esponendo in numerose mostre nazionali e contribuendo alla diffusione della critica artistica in Italia.
Mino Maccari è ricordato anche per il suo impegno come scrittore, giornalista e caricaturista, oltre che per la sua attività di scenografo e costumista. Nel 1963 vinse il Premio Feltrinelli per la Pittura e nel 1973 fu il primo vincitore del Premio Satira Forte dei Marmi. Tra le sue opere più celebri si ricorda il drappellone del Palio di Siena del 16 agosto 1970. La sua produzione artistica, caratterizzata da una forte personalità e da una continua sperimentazione, spazia dalla pittura all’incisione, dalla serigrafia alla litografia, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte moderna.
Dopo la guerra, Maccari iniziò a lavorare come avvocato, ma ben presto abbandonò la carriera forense per dedicarsi completamente all’arte e al giornalismo. Dal 1924 si impegnò attivamente nella stampa, curando la rivista «Il Selvaggio» insieme a Longanesi e trasformandola in una piattaforma ironica e colta, aperta a interventi di grande valore artistico e letterario. Collaborò con personalità di spicco come Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Viani e Semeghini. Negli anni Venti e Trenta, Maccari si affermò come grafico, incisore e pittore, esponendo in numerose mostre nazionali e contribuendo alla diffusione della critica artistica in Italia.
Mino Maccari è ricordato anche per il suo impegno come scrittore, giornalista e caricaturista, oltre che per la sua attività di scenografo e costumista. Nel 1963 vinse il Premio Feltrinelli per la Pittura e nel 1973 fu il primo vincitore del Premio Satira Forte dei Marmi. Tra le sue opere più celebri si ricorda il drappellone del Palio di Siena del 16 agosto 1970. La sua produzione artistica, caratterizzata da una forte personalità e da una continua sperimentazione, spazia dalla pittura all’incisione, dalla serigrafia alla litografia, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte moderna.