Fiorenzo Tomea

Fiorenzo Tomea (Zoppé di Cadore, 7 febbraio 1910 – Milano, 16 novembre 1960) è stato un pittore italiano del Novecento, noto per la sua produzione artistica caratterizzata da una forte impronta espressionista e da una personale semplificazione formale di ascendenza primitivista. Ultimo di dieci figli, la sua infanzia fu segnata dalla povertà e dalla perdita precoce del padre, che lo costrinse a lasciare le montagne del Cadore a soli dodici anni per trasferirsi a Milano, dove iniziò a lavorare in diversi mestieri. Nonostante le difficoltà, la sua passione per la pittura si manifestò fin da giovane, grazie anche all’incontro con il pittore veronese Masotto, che gli regalò i primi colori.
Nel 1926 si trasferì a Verona, dove frequentò i corsi serali dell’Accademia Cignaroli e strinse amicizia con artisti come Sandro Bini, Renato Birolli e Giacomo Manzù. Tornato a Milano, conobbe personalità fondamentali della scena artistica italiana come Aligi Sassu, Bruno Cassinari, Domenico Cantatore e Francesco Messina. L’incontro con il critico Edoardo Persico fu decisivo per la sua formazione: grazie a lui Tomea entrò in contatto con le opere di Carlo Carrà, Ottone Rosai, la pittura metafisica, l’Impressionismo, Paul Cézanne e le lettere di Vincent van Gogh.
La sua produzione artistica è ricca di temi ricorrenti: paesaggi dolomitici velati di malinconia, nature morte di fiori o di oggetti domestici, composizioni di candele e maschere. Durante la Seconda Guerra Mondiale si dedicò a soggetti di sfollati ed emigranti, rappresentando un’umanità dolente e in fuga. Dall’immediato dopoguerra prevalse la tematica sacra, con opere come la Crocifissione di Cristo e nature morte religiose, che gli valsero riconoscimenti anche nei Musei Vaticani.