Valutazione Antonio Donghi
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Biografia
Antonio Donghi (Roma, 16 marzo 1897 – Roma, 16 luglio 1963) è stato uno dei più importanti pittori italiani del Novecento, riconosciuto come uno dei principali esponenti del Realismo magico. Nato a Roma da Lorenzo, commerciante di stoffe originario di Lecco, e da Ersilia de Santis, Donghi trascorse parte della sua infanzia in collegio a causa della separazione dei genitori, esperienza che influenzò il suo carattere schivo e riservato. Si diplomò nel 1916 presso il Regio Istituto di Belle Arti di Roma e, dopo il servizio militare in Francia, approfondì lo studio della pittura nei musei di Firenze e Venezia, dedicandosi all’analisi dei grandi maestri del Quattrocento e del Cinquecento.
Donghi esordì negli anni Venti, partecipando nel 1923 alla seconda Biennale di Roma con opere come 'Nudo di donna', 'Lavandaie' e 'Carnevale', inserendosi nel clima culturale di Valori plastici, la rivista diretta da Mario Broglio che si opponeva alle avanguardie storiche. Nel 1924 tenne la sua prima mostra personale e raggiunse il massimo del successo con una personale a New York nel 1927, dove vendette numerose opere e ottenne riconoscimenti internazionali, tra cui un premio al Carnegie Institute di Pittsburgh. Le sue opere furono acquisite da importanti istituzioni museali come il Museo d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, i Musei Civici di Torino e Genova, Ca’ Pesaro e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Negli anni Trenta, Donghi continuò a lavorare intensamente, sviluppando uno stile caratterizzato da interni intimisti, figure sospese e atmosfere metafisiche, con una sintesi tra neoclassicismo e primitivismo colto. Dal 1938 insegnò all’Istituto di Belle Arti di Roma, dove aveva studiato. La sua produzione spazia da scene di vita quotidiana a rappresentazioni simboliche e surreali, con una costante attenzione alla meraviglia e allo stupore che permeano la realtà. Negli anni Quaranta, la sua fama si affievolì rispetto alle correnti dominanti del modernismo, ma continuò a esporre regolarmente e a influenzare la scena artistica italiana. Antonio Donghi è ricordato come un maestro del 'super-realismo calmo, ma vagamente inquietante', con una cifra stilistica unica che lo colloca tra i grandi del Realismo magico italiano.
Donghi esordì negli anni Venti, partecipando nel 1923 alla seconda Biennale di Roma con opere come 'Nudo di donna', 'Lavandaie' e 'Carnevale', inserendosi nel clima culturale di Valori plastici, la rivista diretta da Mario Broglio che si opponeva alle avanguardie storiche. Nel 1924 tenne la sua prima mostra personale e raggiunse il massimo del successo con una personale a New York nel 1927, dove vendette numerose opere e ottenne riconoscimenti internazionali, tra cui un premio al Carnegie Institute di Pittsburgh. Le sue opere furono acquisite da importanti istituzioni museali come il Museo d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, i Musei Civici di Torino e Genova, Ca’ Pesaro e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Negli anni Trenta, Donghi continuò a lavorare intensamente, sviluppando uno stile caratterizzato da interni intimisti, figure sospese e atmosfere metafisiche, con una sintesi tra neoclassicismo e primitivismo colto. Dal 1938 insegnò all’Istituto di Belle Arti di Roma, dove aveva studiato. La sua produzione spazia da scene di vita quotidiana a rappresentazioni simboliche e surreali, con una costante attenzione alla meraviglia e allo stupore che permeano la realtà. Negli anni Quaranta, la sua fama si affievolì rispetto alle correnti dominanti del modernismo, ma continuò a esporre regolarmente e a influenzare la scena artistica italiana. Antonio Donghi è ricordato come un maestro del 'super-realismo calmo, ma vagamente inquietante', con una cifra stilistica unica che lo colloca tra i grandi del Realismo magico italiano.